Caccia (16)

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Caccia specialistica e misure a tutela della beccaccia - (03/02/2014)

L'articolo è stato pubblicato sul n°11-2013
di Beccaccia che Passione


L'abbattimento di beccacce oggi non è solo ad appannaggio di pochi cacciatori che praticano in via esclusiva, o quasi, tale forma di caccia. Soprattutto in Italia, infatti, il prelievo è realizzato in maniera crescente anche da cacciatori generalisti. In questa situazione, il prelievo diviene sempre più diffuso e massificato, il suo contingentamento inapplicabile, il monitoraggio e il controllo praticamente irrealizzabili. Tutto ciò porta a dover trovare soluzioni rapide e concrete che riconducano la caccia alla beccaccia entro livelli di sostenibilità e l'esercizio del prelievo compatibile con gli obiettivi di conservazione. Oggi per il Club della Beccaccia e per Beccacciai d'Italia sostenere ed applicare il concetto "caccia sostenibile alla beccaccia" significa incidere profondamente nel modo di concepire e praticare la caccia a questa specie. I due presidenti dei sodalizi, Alberto Pellegrini e Paolo Pennacchini, con il supporto tecnico-scientifico del naturalista zoologo Giovanni Giuliani, hanno messo a punto una proposta per ritagliare uno spazio privilegiato a chi decide di dedicarsi alla caccia alla beccaccia. Come è già avvenuto per la caccia di selezione, anche la caccia alla beccaccia richiede specializzazione, competenze cinofile e venatorie peculiari. Ciò a tutela della specie, dal cui buono stato di salute dipende per noi cacciatori la possibilità di poter continuare (e con soddisfazione) a cacciarla. Di seguito il testo del documento sottoscritto dai due Club specializzati.

Obiettivo del Club della Beccaccia e di Beccacciai d'Italia è quello di contribuire, per ciò che ci compete, a garantire un buono status di conservazione della specie tale da permettere nel futuro la possibilità di esercitare la caccia con il cane da ferma alla beccaccia. In tal senso, l'attività venatoria, non dovendo interferire negativamente con gli obiettivi di conservazione a lungo termine delle popolazioni di beccaccia, dovrà muoversi in via esclusiva entro parametri e azioni che concorrano alla sostenibilità dei prelievi. L'enorme interesse venatorio sviluppatosi negli ultimi vent'anni, soprattutto nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ha determinato un notevole aumento dell'entità dei prelievi di beccaccia. Tra Francia e Italia si stima che vengano abbattute circa 3.000.000 di beccacce all'anno (dati FANBPO 2009).
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Il prelievo dei calvi in tardo inverno - (03/02/2014)
 
Editoriale "Cacciare a Palla" febbraio 2014 
 
 
Prima di iniziare a sviluppare l'argomento di questo editoriale, vorrei ricordare a tutti i cacciatori a palla che nel momento in cui abbattono una femmina di ungulato, di qualsiasi specie essa sia, questa femmina, a meno che non di tratti di una yearling prima della stagione degli amori (utilizziamo il termine yearling, animale che ha compiuto un anno, e non sottile, visto che questo discorso vale anche per i bovidi), questa o è pregna o è in fase di allattamento/svezzamento.

Quindi, chi si sente in dovere di tessere, certamente in buona fede e altrettanto certamente con la proprie, buone ragioni, una pietosa tela che copra queste azioni (tirare femmine in avanzato stato di gravidanza) di carattere prettamente pratico/gestionale è libero di farlo, decidendo di non sparare oltre una certa data o in determinati periodi o, ancora, quando non se la sente di farlo. Ma i principi della gestione conservativa delle popolazioni di ungulati ci consigliano di tutelare i vivi (parlando principalmente dei classe 0), ritardando il più possibile la data di inizio del loro prelievo (e di quello delle madri), e non i nascituri. Questo vuole dire essere pronti ad aprire una femmina di capriolo, di daino, di muflone e degli altri ungulati cacciabili a febbraio e trovare un numero imprecisato di feti più o meno formati (i mufloni, che sono i primi a partorire, saranno verosimilmente i più formati); fa parte della forma di caccia/gestione che abbiamo scelto.
La Zampa.it (lastampa.it)
 
 
 
Il piccione viaggiatore si orienta sui paesaggi complessi - (24/01/2014)

Più riconoscibili e specifiche saranno le caratteristiche del paesaggio, maggiore sarà la capacità dei volatili di orientarsi senza difficoltà.

I piccioni viaggiatori - varietà derivata dalla specie Columba livia domestica - sono noti per la straordinaria capacità di memorizzare i percorsi e muoversi ed orientarsi su grandi distanze. Adesso un nuovo studio dell'Università di Oxford ha scoperto quali sono i riferimenti preferiti da questi eccezionali uccelli per spostarsi più rapidamente ed efficientemente.

La ricerca ha lavorato con trentuno piccioni liberati in volo in quattro siti vicini ad Oxford per una media di venti voli ciascuno ed ha dimostrato che gli uccelli memorizzano meglio i percorsi di volo quando il paesaggio sottostante possiede una certa complessità visiva, come le aree rurali piene di siepi e boschetti, in un raggio di duecentocinquanta metri al di sotto dei loro occhi.

Più riconoscibili e specifiche saranno le caratteristiche del paesaggio, maggiore sarà la capacità dei piccioni di orientarsi senza difficoltà.

Quando il paesaggio è troppo neutro, come una prateria o un campo coltivato, o estremamente affollato - è il caso delle aree urbane dense - i piccioni non ricorderanno i percorsi con facilità. I paesaggi migliori stanno nel «mezzo»: aree relativamente aperte con siepi, alberi o edifici disseminati o le zone di confine tra le rurali e le urbane. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Biology Letters.

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La nidificazione della beccaccia - (27/11/2013)
 
 
 
La presenza di nidi di beccaccia in Italia è sempre stata documentata in modo frammentario e spesso tali scoperte sono state custodite gelosamente per proteggere la prole; i dati comunque erano fino a oggi numericamente non rilevanti e pertanto non soggetti a statistica. Attualmente però, a causa dei cambiamenti climatici (fra essi l’aumento delle temperature minime) assistiamo a un aumento di “incontri” con nidi, uova e pulcini. Sicuramente il maggior interesse intorno alla specie, un occhio più sensibile da parte dei cacciatori che si trasformano in osservatori degli habitat anche al di fuori del periodo venatorio, ci riportano numerosi casi di nidificazioni sul nostro territorio.
 
di Paolo Pennacchini


La scoperta di nidi di beccaccia è fondamentale per aumentare la conoscenza di questa specie. Grazie ai nidi, possiamo conoscere il livello di riuscita della riproduzione e soprattutto inanellare i pulcini per studiare i loro spostamenti. Ma non è un’operazione semplice, vista la grandezza e le caratteristiche vegetative degli areali di riproduzione: spesso infiniti boschi di betulle, con strato erboso molto sviluppato. In Russia sono fondamentali i cani da ferma per reperire i nidi ed effettuare l’inanellamento dei pulcini: operazione molto delicata, da effettuarsi velocemente per il fatto che le piccole beccacce sono nidifughe. In Italia la scoperta di un nido di beccaccia è sempre stata fortuita, generalmente da parte di cercatori di funghi e di frutti selvatici. In alcuni casi sono stati rinvenuti dai cacciatori di selezione lungo il percorso per raggiungere i propri appostamenti.
GreenReport.it
 Ecco perché gli uccelli migrano e nidificano prima - (14/11/2013)

 
Oggi Proceedings of the Royal Society B pubblica lo studio “Why is timing of bird migration advancing when individuals are not”, nel quale un team di ricercatori britannici e islandesi svela perché ogni anno gli uccelli stanno migrando sempre più in anticipo.

Da tempo gli ornitologi sospettavano che i cambiamenti climatici fossero in qualche modo il driver dell’anticipo del modello migratorio, ma la nuova ricerca rivela che i singoli uccelli migrano come un orologio, che batte nello stesso momento ogni anno. Tuttavia, il global warming si traduce ogni anno in un anticipo della nidificazione e della cova, e questo sembra essere legato alla migrazione sempre più precoce.

Il team di ricerca è stata supportata da una rete di oltre 2.000 appassionati di birdwatching che segnalano avvistamenti di pittime inanellate lungo tutta la rotta migratoria dall’Islanda alla Spagna e al Portogallo. La ricerca è stata finanziata dal Natural Environmental Research Council britannico.