LA SINDROME DEL "THAUMA" DI UNA FEDERAZIONE - (10/07/2013)

EnalCaccia-Nazionale
 
 
 
LA SINDROME DEL "THAUMA"  DI UNA FEDERAZIONE - (10/07/2013)

 
 
Si è di recente tenuta un'Assemblea Nazionale dell'Enalcaccia P.T. che, pur avendo per base il tema "per una caccia sostenibile e per la difesa dell'ambiente", ha approfondito nel dibattito anche il problema della unificazione di tutto il mondo venatorio del nostro Paese. In questo campo è emersa la volontà assembleare di non restare arroccati sulla difensiva contro calunnie o "allusioni", ma di uscire allo scoperto per essere più visibili e più competitivi nel rispetto dei cacciatori cui vengono mistificati la nostra reale posizione ed i nostri intendimenti.

Ci insegna Aristotele nella sua "Metafisica" che il "thauma" è l'angosciato stupore di chi è stressato da insormontabili problemi. Ed i nostri oppositori  hanno questo "magone".

Ebbene, per assecondare doverosamente l'indirizzo voluto dai nostri soci, facciamo uno scatto in avanti: altro che i quatto musicanti di Brema: c'è una Associazione Venatoria che soffre maledettamente il "thauma" e cerca di riemergere da quando ha perso la poltrona di Federazione del CONI, come rappresentante (millantata) di una categoria di cittadini praticanti lo sport della caccia, che però non rientrava nelle discipline olimpioniche. Ed infatti le attività agonistiche riconosciute sono quelle di competenza della  FIDASC e della FITAV.

Ed allora, quale strategia si è data questa Associazione? Quella di continuare a spadroneggiare imponendo la sua volontà egemone in tutte le rappresentanze ov'è prevista la presenza dei cacciatori.
 
L'Enalcaccia, consapevole degli ottimi risultati in materia di rappresentanza raggiunti in passato attraverso una unione federativa, dopo lo scioglimento dell'UNAVI (per interessi di partito), si è impegnata prima a tentare di ricomporre la unificazione delle Associazioni Venatorie Nazionali riconosciute predispondendo un protocollo d'intesa (FACE-Italia) ove inizialmente con essa hanno aderito FIDC, ANUU e Libera Caccia ma con la prospettiva che, costituita come un "trattato aperto", potesse via via coagulare tutte le altre Associazioni Venatorie riconosciute o riconoscibili ex art. 34 della l. 157/92. Il protocollo ha previsto l'alternanza democratica per ogni anno della Presidenza ad ogni sigla, con il patto che l'espressione di volontà all'esterno fosse quella deliberata in Face-Italia con divieto di agire o di decidere singolarmente e in maniera indipendente.

Ma la sindrome del "thauma" non ha mai abbandonato l'orchestratore che non intendeva deporre il dispotico scettro, sicchè si veniva a sapere a mezzo stampa (e poi con confessione nelle riunioni di Face-Italia), che fra due associazioni aderenti era stato promosso il tentativo, badate bene! di "incorporazione": cioè l'Associazione Venatoria più piccola (che rischierebbe di perdere il riconoscimento, sempre per effetto di quanto previsto dal punto 4 dell'art. 34) deve essere risucchiata - insieme ad una compartecipe associazione non riconosciuta - in quella più grande, con invito a tutte le altre Associazioni Venatorie su piazza a fare altrettanto. Cioè tutti dovremmo diventare appartenenti a "quella" Associazione Venatoria, che disporrà di propria iniziativa i programmi di politica venatoria. 
 
Ed allora non è l'Enalcaccia che ridà voce "a vecchie favole vissute". Ci si accusa che sembra di guardare al domani ma sono trascorsi anni dall'eutanasia dell'UNAVI che avrebbe una lapide sbiadita come quella di un lontano parente di cui si fatica persino a ricordare il nome.

La risposta, netta e chiara, si condensa in due precisazioni ed in un interrogativo formale.

1) L'Enalcaccia, che ricerca davvero l'unificazione di tutti i cacciatori e non l'assorbimento in sè delle altre Associazioni, propugna una organizzazione di tipo federativo come fu l'UNAVI. Cioè, una volta eliminata FACE-Italia come illusoria temporanea transazione che ha dato frutti malati (mancato disarcionamento della presidenza, iniziative unilaterali a favore di avvocati e giornalisti "amici", riconoscimento di incarichi a cariatidi che non hanno titolo, autorizzazione a festosi cagnolini scodinzolanti di trattare in proprio - vedi caso ISPRA - per poi riferire al capo supremo e fissare sempre  in proprio giorno e ora per la firma, ecc.), ritiene giunta l'ora di avviare la nuova fase di una struttura federativa, ove ciascuna Associazione Venatoria resta autarchica come tale ma delega il "potere di esprimere la volontà dei cacciatori ad un organismo diverso e superiore, le cui determinazioni sono affidate ad un organo collegiale, rappresentativo e democratico.

2) Non è il caso di scomodare lucubri esempi tombali che certamente non intimoriscono proprio nessuno. Come già insegnava Aristotele non ci sono forme organizzative di comando migliori o peggiori (riferendosi alle forme di governo), perchè ogni forma può "degenerare"  (il governo di uno solo in  tirannide, il governo di pochi in oligarchia, la politia in oligarchia). Ed ora ci si vuol far credere che una forma passata è non più attuabile?
La formula UNAVI può ben rivivere se coagula "intorno a sè" (e non "in sè") le Associazioni Venatorie esistenti attraverso uno Statuto, sì da poter rappresentare la forza dei cacciatori nel loro insieme di fronte alle Autorità politiche ed a quelle Amministrative.

3) Ed ora l'interrogativo. Com'è possibile plagiare la credulità dei cacciatori mistificando che chi non confluisce in Federcaccia è contro l'unificazione dei cacciatori ed è quindi un traditore? La domanda da porre ai dubbiosi è una e molto semplice: guardatevi intorno nel mondo della caccia che frequentate; avete la cognizione di una FIDC democratica e compartecipe oppure dispotica, egemone e antidemocratica che impone ovunque soltanto i suoi adepti? Ed allora come potete pensare che essa possa rappresentare tutti i cacciatori? Di che unificazione va cianciando se da due anni non riesce nemmeno a fagocitarsi la pecorella smarrita per difficoltà a suo dire d'ordine burocratico, economico  e di convincimento della stessa base? 

Non possiamo più stare a guardare, con le mani in mano.  Dobbiamo dare la risposta che la nostra base attende, facendo un deciso scatto in avanti: l'Enalcaccia, pur essendo stata la promotrice del protocollo d'intesa di FACE-Italia, ricusa il protocollo per la slealtà dimostrata da due partners, per essere venuto meno di fatto il numero degli aderenti (l'ANUU ormai  più non esiste) e per essere state costantemente disattese precise richieste dell'Enalcaccia persino sulle riunioni da tenere (i supposti accordi con l'ISPRA li cura "motu proprio" Castellani; le richieste di dati e informazioni piovono da Bana; nessuna iniziativa promana ormai dagli accordi presi in riunione). Altro che citazioni funeree.  La verità è che il lupo perde il pelo e non il vizio. Ma il vizio di mangiarsi gli altri rimane questa volta insoddisfatto.

La Presidenza Nazionale Enalcaccia